Il Capitano: Nino Grieco
Sfoglio le pagine di Motociclismo degli anni ‘30 e ‘40 e trovo un nome sempre presente. Articolo dopo articolo, gara dopo gara, scopro che si tratta di un regolarista, ma anche velocista, crossista, pure motoalpinista e naturalmente un collaudatore. Altro? È anche un pioniere del dirt track. Praticamente per lui la moto è un coltellino svizzero.
Nino Grieco nasce a Milano il 30 settembre 1909. A soli 2 anni rimane senza padre e fa di una mancanza una virtù: nella vita si comporta da vero uomo. Audace pilota, grande lavoratore, talentuoso meccanico, nelle foto si distingue perché se non indossa il casco, ha un berretto, ma la cosa che lo rende subito riconoscibile è il suo sorriso.
Se facciamo l’elenco dei premi che ha vinto stiamo qui fino a dopo domani.
Ha corso sopratutto in moto, ma anche in auto. È amico dei più forti avversari del suo tempo come Tazio Nuvolari, Antonio Ascari, Luigi Gilera, Gigi Villoresi e molti altri. Tutti lo conoscono per i suoi risultati. Corre con Maserati, Audi, Sunbeam, Norton, Miller, Triumph, Bianchi, Guzzi, Parilla. Fa la Mille Miglia. Giuseppe Gilera lo sceglie per testare la sua 4 Cilindri. Ma per tanti anni, Nino sceglie le moto Sertum: è stato proprio lui a convincere Fausto Alberti a far correre le moto di Viale Certosa. Collauda i mezzi ai Corni di Canzo su ripide strade sterrate, mettendo fin le catene per arrampicarsi sui sassi. Poi porta i mezzi in gara. E vince, continuamente. Diventa subito capo squadra del marchio e rimane fedele alla famiglia Alberti anche negli anni più bui. Questa scelta di lealtà forse non lo premia nel tempo: il suo nome è nella mente di pochi, come il marchio Sertum. Eppure hanno contribuito a rendere grande il motociclismo italiano.
Nino è un uomo casa e officina. Inizia fare il collaudatore in Fiat a 18 anni e poco dopo conosce Giuseppina Grimoldi o, più semplicemente, Pina. Se ne innamora follemente. La coppia si ama tutta la vita, seppur siano diversissimi. Lei è di una bellezza rara: bionda, viso affilato, occhi affusolati. Ha un portamento delicato ed elegante. Porta sempre i tacchi alti. Inizia a lavorare in una sartoria di via Monte Napoleone come piccinina, dove spesso sfila come modella. Ogni giorno percorre tutto Corso Sempione e oltre, a piedi, perché la sua famiglia è povera e non ci sono i soldi per il tram. Nino è gelosissimo di lei. Non le piace che attraversi la città da sola, così l’accompagna, lui in moto a passo d’uomo e lei accanto sul marciapiede. Poi a lei piace andare a ballare e lui è tutt’altro che un ballerino. A lei piace il mare e a lui la montagna. È il caso degli opposti che si attraggono! Tra loro c’è un amore profondo, si adorano, sono sempre insieme.
Nel 1938 Nino viene richiamato sotto le armi e presta servizio militare in Cirenaica, a Tripoli, dove rimane per 8 mesi. Qui si ammala gravemente di erisipela. La penicillina non è ancora abbastanza diffusa e Nino si trova in un letto con una grande infezione alle gambe. I medici lo danno per spacciato. Viene chiamata la moglie Pina e lei decide di partire per stargli accanto. Arrivata in Libia incontra un italiano, il sig. Paganelli di origine romagnole, che ha un distributore di benzina. Lui la ospita in famiglia senza conoscerla per due mesi. Un dottore napoletano non abbandona Nino, lo medica ogni giorno, incidendo le ferite per ripulirle dall’infezione sottocutanea. Anche Fausto Alberti si adopera per portare a casa il suo amico e caposquadra. Nino non si sente abbandonato al suo destino. Appena gli è possibile rientra in Italia. Ha un’infezione cutanea e deve costantemente fare degli impacchi di ittiolo. Da vero campione resiste, non molla e torna a correre.
Sulle riviste d’epoca mi colpiscono alcuni articoli. “Nino Grieco vince due gare in un giorno”: l’articolo racconta che di notte parte con il motocarro 250 Sertum e la moto sul cassone, arriva a Trento, scarica la moto, vince la gara e ritorna in serata a Milano.
Nel 1947 partecipa alla Sei Giorni Internazionale in Cecoslovacchia. Guida una Sertum 500 con sidercar, fa coppia con Garlaschelli. Il carrozzino è stato assemblato in fretta e furia dalla ditta che li produce e risulta ben lontano dall’essere adatto a una Sei Giorni: è troppo basso, va bene sulla strada, ma non sullo sterrato! Il primo giorno ha un incidente, si cappotta il carrozzino e Nino si rompe una gamba. Ma risale in sella e gareggia per i restanti 5 giorni, per non far perdere punti alla propria squadra, che vince la medaglia d’oro. Più che un capitano, un eroe.
A due passi dallo stabilimento delle Officine Meccaniche Fausto Alberti apre la sua officina, molto avveniristica per l’epoca. È concessionario Sertum, Lambretta e officina autorizzata Alfa Romeo. Il servizio è letteralmente “chiavi in mano”: l’auto riparata e lavata viene consegnata direttamente davanti alla portineria dei clienti. Quest’ultimi sono tutti i medici del San Carlo, avvocati, ecc. lo invitano a pranzo e lui è in imbarazzo perché indossa tutto il giorno la tuta da officina. Cosa ordina sempre al ristorante? Risotto alla milanese e cotoletta. Tranne quando ha le gare, che si concede solo un brodino.
Un giorno davanti all’officina si ferma un giovane prete con un motorino malmesso. Nino ripara il mezzo e non vuole un compenso. Sul portapacchi c’è una paniera con del cibo. Il prete ringrazia e se ne va dicendo “Devo correre dai miei bambini”. È Don Gnocchi.
Enrichetta, la sorella di Pina, lavora prima alle Officine Meccaniche Fausto Alberti, poi con Nino nella sua officina. Lei sa fare tutto, la meccanica e va le commissioni in Vespa con il suo cane sulla pedana. È un bel tipino che non si fa mettere i piedi in testa dagli uomini che la supplicano di farli vincere durante le gare. Sì perché lei è anche pilota di Vespa in tante competizioni.
Chi vive da sempre nel quartiere Certosa si ricorda dell’officina e del Grieco. In città è un’istituzione: quando qualcuno ha un problema a un motore dice “si va dal Grieco”.
Nino con il suo sorriso si fa amare da tutti, non è mai nervoso e non si dà arie. Non parla mai dei suoi successi. “Alura, come la va?” esordisce allegramente ogni volta che incontra qualcuno.
La grandezza di un uomo non si misura solo dalla quantità e dalla qualità dei premi della sua carriera, ma dall’impronta indelebile che ha lasciato nei cuori e nelle memorie di chi lo ha conosciuto. Vorrei incontrarlo nei miei sogni, sono sicura che mi sorriderebbe.
Ringrazio infinitamente Milena Grieco, figlia di Nino e Pina, per avermi dato la possibilità di ricordare la sua bellissima famiglia.
No Comments