Un nome, un programma. Ha disegnato 15.000 vignette dedicate al mondo della moto. Ma, oltre alla sua “matitaccia” che conosciamo tutti, chi è Giorgio Serra?

La Matitaccia disegna per Moto Sprint una vignetta dedicata alla mia Mina, chiedo se posso avere il disegnone, che mi arriva gentilmente dentro un tubone. Giorgio Serra ha accompagnato il mondo del motociclismo con un tratto infondibile, nello stile e nell’ironia.

È la fine della guerra, Giorgio va alle elementari e disegna continuamente i suoi compagni, riempie i quaderni di ghirigori, di personaggi, di animali… Una volta, alle medie, una supplente lo riprende duramente, lo strappa dal banco e lo solleva per portarlo dalla Preside, lamentandosi “l’ho sorpreso, l’avevo già tenuto d’occhio questo bambino, non segue, non sta attento, continua a disegnare”. La Preside guarda l’insegnate e sorride “Professoressa, questo ragazzo ha la mia autorizzazione, perché disegnare è il suo unico modo per rimanere attento. Ha un ottimo profitto, quindi vada avanti con le sue lezioni.”

A 15 anni fa il fattorino, riesce a comprare un motorino Demm Dik Dik, usato naturalmente. Lo smonta, rimonta, modifica, finché di originale non ha più niente. Tutti i pomeriggi alle 5 va a correre con gli amici in un circuito “immaginario” di 5 km per 5 giri. I più ricchi arrivano con moto seriamente elaborate. A volte la polizia li becca e scattano gli inseguimenti. Giorgio si diverte molto, anche se una volta finisce contro una siepe mentre un suo amico atterra in un campo di pomodori.

Giorgio e il suo Demm Dik Dik

I motori sono una fissa anche a scuola. Ricorda del compagno di banco che gli trucca il pistone durante una lezione, mettendolo tra le ginocchia e inizia a limarlo: il prof parlava e “zig-zig, zig-zig”… lui smette di parlare. Riprende e “zig-zig, zig-zig” e si interrompe… finché a lezione finita l’artigiano si accorge che aver involontariamente ruotato il pistone e limato dal lato sbagliato.

Giorgio si innamora del mondo delle corse. Negli anni Cinquanta va alle partenze del Motogiro e segue Tarquinio Provini, idolo bolognese. Per seguire la Milano Taranto, sale all’alba sulla strada della Futa per vedere i piloti sdraiati sui serbatoi: passavano a gruppetti, velocissimi su quelle strade totalmente prive di protezioni.

Negli anni Sessanta Giorgio prende la Vespa. Il problema è sempre fare i conti con i quattrini. Decide di andare in vacanza con l’amico Marco Del Duca, che purtroppo oggi non c’è più. Caricano il mezzo in modo mostruoso, anche con la tenda. Tornando dal Passo Sella trovano un rettilineo lunghissimo in discesa. “Marco non ho più i freni” dice Giorgio. “Come?” risponde Marco. Intanto la Vespa prende velocità, i freni non rispondono, alla fine c’è una curva e pensano “Siamo spacciati”. Sulla sinistra c’è un fosso e un campo in salita. Un attimo prima della curva Giorgio inforca un ponticello di assi strettissimo e finisce nel prato finché la Vespa non si ferma. In quel momento si sente un boato: dal costone che li sovrasta si stacca un blocco enorme di massi che cade sul ghiaione e investe il bosco. Ai ragazzi arriva addosso un gran polverone.

Una fotografia colorata a mano da Giorgio

Giorgio lavora come geometra nel Comune di Bologna, un suo collega Emilio Ghirardelli è amico di Giacomo Agostini e, per gioco, ogni lunedì mattina gli lascia una caricatura sulla scrivania, che finisce nelle mani del pilota. Giorgio Agostoni ha ancora l’intera collezione, disegnata appunto tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70.

Nel ’71 Giorgio si sposa con Anna Maria, la sua attuale moglie.
Un giorno ha un febbrone da cavallo, la moglie arriva sulla soglia della porta della camera per avvisare che sarebbe uscita per la spesa e chiede a Giorgio “Vuoi che prenda il giornale?”. “No, grazie” lui è troppo stanco e si addormenta. Gli pare che siano passati pochi minuti quando sente una botta e si accorge che sua moglie gli ha lanciato il giornale addosso. È una rivista incellofanata, con un logo verde. Apre l’inserto e cade una monetina, che simboleggia la nascita di Moto Sprint. Era il novembre del ’76. Il quarto numero della rivista presenta il concorso “Cerco il vignettista”. In un minuto Giorgio fa un’immagine con Giacomo Agostini. Mentre sta finendo il lavoro suona alla porta un amico di famiglia che non si ferma a cena, ma preferisce tornare a casa a San Lazzaro, proprio in zona redazione Moto Sprint. Giorgio chiede all’amico di consegnare a mano la vignetta. Alle 7 e tre quarti la redazione è ancora aperta. La mattina seguente Giorgio è in ufficio e riceve una chiamata alle 8 e un quarto che gli comunica “Il Direttore la vuole” e da quel giorno il concorso viene annullato. Giorgio è il vignettista ufficiale di Moto Sprint e Auto Sprint.

AGO-GNATO LAVORO
Con questo disegno in copertina, nel gennaio del 1977 Giorgio inizia la collaborazione con Motosprint.

La sua carriera gli ha permesso di seguire in prima linea tutti i più grandi avvenimenti motoristici. Ma conferma che le moto d’epoca sono molto più belle di quelle moderne. 

Quando Giorgio ha visto Mina si ricorda di quella volta che a Misano, durante una rievocazione storica, vede uscire dal curvone una Sertum anteguerra. Il motore di sbudella e si ferma proprio davanti a lui facendo una fumata. Il pilota chiede a Giorgio a bordopista di portare la moto alla prima postazione di recupero. I commissari danno una spinta e il motore si accende a mezzo cilindro, Giorgio sale al volo: “È stata un’emozione unica, godere di tanta storia, sentire il motore e le sue vibrazioni”. Da quel momento si appassiona ancora di più alle moto storiche.

Chiedo a Giorgio quali piloti ammira e che si dovrebbero conoscere. Mi parla dei sidercaristi Roberto Pedrini e Alessandro Mignani, persone di un’umanità incredibile, sempre allegre, con un gran pelo sullo stomaco dal momento che erano due vigili del fuoco e hanno affrontato situazioni estreme. Le loro moto erano fatte in casa, a quel tempo c’era il gusto del motociclismo vero, non attaccato al denaro.

Roberto Pedrini e Alessandro Mignani

Ma Giorgio non è solo matita e moto, è anche musica. Un’altra sua grande passione è suonare la batteria. Negli anni Sessanta fa parte di un complessino, che nel ’66 si scioglie. Passano 40 anni e i componenti si incontrano di nuovo e ricominciano a suonare. Si chiamavano THE PLAYERS e oggi THE OLDS (i vecchietti). Vanno nelle case di riposo, fanno serate benefiche, suonano i repertori degli anni Sessanta. Sono arrugginiti, bisticciano tra loro, ma si divertono e fanno divertire un mondo. Si sono anche esibiti con il Duo Idea.

“Che dire? La bellezza del disegno, della musica e delle moto d’epoca salveranno il mondo.”