Non c’è due senza tre

Torno a rivivere un’avventura in Friuli, alla scoperta del giorno dell’Indipendenza alla base militare americana di Aviano, in provincia di Pordenone. E scopro un Nuovo Mondo.

Che partenza! Il mio viaggio inizia con il Circuito del Te a Mantova, organizzato dall’Amams Tazio Nuvolari. Si tratta di rievocazione delle gare motociclistiche della prima metà del Novecento. Le moto erano fantastiche, come i look dei motociclisti. L’accoglienza e l’organizzazione del Club sono stati impeccabili. Ospite d’onore il pilota Carlo Ubbiali, 9 volte campione del mondo, non arricchito e osannato come i motociclisti di oggi, un numero uno vero. Per me, incontrare una persona così, è come parlare con un grande guru, che esprime solo parole piene di saggezza. E senza che gli chiedessi nulla, non so perché, mi dice “Stai attenta agli uomini”.

Già al primo giorno ho un problema con Mina: ho perso una vita nel carburatore. Fortunatamente Andrea salva la mia partenza e prima del tramonto mi digiro a Lonigo.

Durante il primo viaggio in Friuli ho conosciuto a Lonigo la signora Maria Pia. Colpita dai suoi racconti della casa natale progettata da Vincenzo Scamozzi, importante allievo di Palladio, salgo sulla collina per andarla a visitare. Mentre scatto una foto vengo sgridata dal custode perché mi trovo su proprietà privata. Per rilassarmi un po’ mi fermo più avanti in un campo sperando non arrivi l’agricoltore.

Villa Pisani a Lonigo

Le città venete sono dei piccoli gioielli, come le ville che si incontrano sulla strada.
Poi ci sono le opere del Palladio, come Villa Emo, costruita nel 1558-1559, commissionata dalla famiglia Emo di Venezia, rimasta proprietaria fino al 2004.

Il bello di tornare sulle strade già percorse è che puoi riincontrare chi ha dato un senso al tuo viaggio precedente: come gli amici del bar di Ketty a Selva del Montello.

L’area è senza dubbi ricca di siti culturali e legati alla storia della Grande Guerra. Ma la natura è l’aspetto che ho amato di più: i boschi sul rilievo montuoso, l’aria fresca, l’assenza di traffico. Una poesia immersa nell’amarezza che sa creare l’uomo.

Dino mi viene incontro e inizia ufficialmente la visita del Friuli: Palù del Livenza, Malnisio, Poffabro, Frisanco, fino ad un arco settecentesco miracolosamente ancora in piedi.

A questo punto Dino mi propone di visitare altro, ma io sono sfinita, mentre Dino, bello vispo, sveglio dalle 5 del mattino, con la sua inesauribile energia mi umilia e mi accompagna a riposare.

Il 4 luglio ad Aviano, dentro la base aerea, si festeggia la Giornata d’Indipendenza, in memoria del 1776. Grazie a Stefano Fanna e al Club Ruote del Passato c’è un’esposizione di moto e auto d’epoca prevalentemente italiane, per raccontare agli Americani la nostra storia motoristica.

La base militare di Aviano è una cittadina indipendente, con tanto di scuole, negozi, spazi ricreativi. La festa è all’aria aperta, con stand che distribuiscono cibo rigorosamente americano: robe dell’altro mondo. Dal tex mex alle grigliate di dimensioni mai viste prima. A pranzo ci hanno offerto hot dog, hamburger e patatine: che bontà! 🙂

Purtroppo è anche piovuto, ma la festa non si è fermata: è stato un simpatico giorno di ordinaria follia, che si è concluso con dei fuochi d’artificio spaziali. Oltre 30 minuti di spettacolo in mezzo alla pianura pordenonese.

Il giorno seguente Dino mi mostra tutte le bellezze di questa zona del Friuli poco conosciuta, ma davvero sorprendente per i miei occhi: iniziamo la mattina con il Museo del Coltello di Maniago, poi attraversiamo il Ponte di Montereale e raggiungiamo la centrale idroelettrica che illuminò Piazza San Marco di Venezia. La centrale Antonio Pitter a Malnisio, è stata costruita agli inizi del ‘900 e oggi è museo e Science Centre.

Senza darmi nessuna anticipazione, Dino mi fa strada fino a Villa Manin, una monumentale casa padronale del Cinquecento a Passaniano, in provincia di Udine.

La visita continua a Valvasone, uno borgo incantevole, ancora più magico perché deserto.

Tornando verso Cordenons passiamo dal doppio guado del Meduna. In paese ci fermiamo a fare una foto dov’è rimasta una vecchia insegna per i motociclisti. La signora che abita ci ha sgridati urlando dall’ionterno della casa, che stavamo faccendo troppo baccano con le moto.

Ci sono ancora un sacco di cose da vedere, ma io sto finendo le mie energie, a differenza di Dino. Ultima tappa al Monumento Sertum, costruito da Dino nel suo giardino.

La sera facciamo visita alla sede di Ruote del Passato, Club di Pordenone. Per fortuna dei Soci abito a centinaia di chilometri di distanza o sarei lì tutti i giovedì sera a sfogliare riviste d’epoca e a fare domande.

Dino e Stefano mi portano i visitare i borghi più belli dei diontorni e prendono stradine nascoste dove si aprono scorci d’altri tempi, tra cui una bellissima officina dell’amico Giorgio.

Ecco il gran finale: Dino ed Enos organizzano una serata a sorpresa. Pizza per tutti e serenata con fisarmonica di Stefano Toffolo, che per l’occasione ha scritto una canzone intitolata “Sertum”.

Il ritorno nel parmense è piuttosto affrettato. Il giorno prima ho scoperto che mio nipote è in ospedale per un’infiammazione alla milza. Povero cucciolo. Approfitto quindi di un passaggio in furgone, gentilmente offerto da Dino ed Enos fino a Verona e torno velocissima con Mina.


Itinerario – 625 km

Giorno 1 – Da Mantova a Lonigo (VI) – 105 km
Giorno 2 – Da Lonigo a Selva del Montello (TV) – 96 km
Giorno 3 – Da Selva del Montello a Montereale (PN) – 118 km
Giorno 4 – Aviano – 29 km
Giorno 5 – Maniago (PN), Valvasone (PN), Passariano (UD), Cordenons (PN) – 75 km
Giorno 6 – Cordenons, Torrate (PN), San Vito al Tagliamento (PN), Azzano Decimo (PN) – 62 km
Giorno 7 – Da Cordenons a Verona in furgone, poi con Mina fino Calestano – 140 km